STEP#12 - Previsione come base di progresso

Il filosofo è colui che fa della ricerca di risposte alle proprie domande lo scopo fondamentale del suo percorso culturale e storico. Innumerevoli sono stati i vari interrogativi posti su diverse questioni e altrettanto innumerevoli sono state le risposte. Spesso le domande sono cadute sul come sarà il futuro, cosa comporterà quest’ultimo e a quali leggi risponde. 
Sin dal medioevo, filosofi hanno cercato di individuare una legge deterministica grazie alla quale sarebbe stato possibile prevede il futuro, o quanto meno, secondo i propri studi, provare ad indovinare dove avrebbero portato l’azioni dell’uomo. Questo rappresenta l’atto che Hume ha descritto come “l’abitudine a prevedere”. Se si prendesse in considerazione lo studio scientifico, non risulterebbe difficile trovare riferimenti alla predizione del futuro. Alla scienza d'altronde è assegnato il compito di “spiegare” e “prevedere”. 

Esemplare è la frase di Ruggero Bacone, filosofo medievale, che nella sua opera “De secretis operibus artis et naturae IV” scrisse «Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un'intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l'aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell'aria come gli uccelli».  L’interrogarsi sui processi fisici e scientifici, si è protratto fino alla filosofia moderna che trova, a partire da Copernico, Galileo Galilei, Keplero, Newton, che si avvalsero della scienza per studiare il mondo e le sue forme, i fondatori del metodo scientifico a cui ancora oggi viene fatto riferimento. 

L’importanza della scienza per capire le leggi che governano il mondo e per rispondere alle domande riguardanti il futuro è fondamentale poiché è grazie ad essa che si può avere un progresso in costante crescita. Se lo studio di quest’ultima si fermasse e non potesse più rispondere ai quesiti che menti filosofiche si sono poste, produrrebbe un grande problema per ciò che sarà l’avvenire. È lo stesso Galileo in un passo del “Saggiatore” ad affermare che «La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua e conoscer i caratteri ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto».  Galileo mostrò come a partire dalla varietà di esperienze fisiche fosse possibile pervenire a conclusioni di carattere generale.

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