STEP#15

Fondato nel 1968, il Club di Roma divenne famoso per il rapporto del 1972 sui limiti dello sviluppo (The Limits to Growth). Grazie ad un modello matematico, il rapporto conteneva una predizione del trend mondiale futuro per popolazione, produzione, cibo, inquinamento e risorse naturali, concludendo che la crescita infinita in un pianeta dalle risorse finite non è possibile: il collasso della civiltà moderna era previsto nel XXI secolo. La teoria fu rigettata dalla comunità scientifica internazionale, soprattutto quella economica, sostenendo che il modello World3, quello usato dal Club di Roma, sottostimava l’effetto dello sviluppo tecnologico come volano della crescita economica.

I limiti dello sviluppo era un rapporto contro l’inquinamento ambientale americano dell’epoca, che vedeva nella cessazione della crescita globale e dello sviluppo economico l’unica soluzione possibile per evitare la catastrofe. 
Queste conclusioni vennero rifiutate dal Terzo Mondo: meglio risolvere il problema dell’inquinamento e dell’iperconsumo aggredendo il sistema produttivo dei paesi sviluppati, tramite vincoli o stimoli economici, che bloccare la crescita globale condannando i paesi poveri al sottosviluppo eterno.

Oggi, 50 anni dopo il Club di Roma i problemi alla base dei “dilemmi dell’umanità” rimangono abbastanza inalterati anche se quantitativamente meno angoscianti e concentrati in un numero inferiore di aree geografiche. Tuttavia, con crescente consapevolezza, a questi se ne aggiunge un altro che,  trasversalmente alla geografia della crescita, riguarda tutti: il problema dei mutamenti climatici che induce a paventare lo stesso rischio della estinzione della specie umana.
I sistemi democratici sono gli unici in grado di assicurare giustizia e distribuzione equa delle ricchezze. Tuttavia la democrazia risponde troppo agli interessi a breve termine dell'intera popolazione e contemporaneamente ha un sistema decisionale troppo lento per rispondere alle esigenze ambientali.
Si aggiunge il fatto che la maggior parte delle democrazie sono in paesi capitalistici; e il capitalismo stesso tende a utilizzare le risorse finanziarie per le soluzioni più semplici. L'approccio definito business as usual (proseguire come se non ci fossero problemi) è incapace di offrire uno sviluppo sostenibile. Ora invece sono necessarie soluzioni più costose, ma che guardano al futuro, e meno inquinanti. In breve, il capitalismo è incapace di risolvere i problemi ambientali e il sistema democratico si affida solo al sistema capitalistico.
Il tema che speso però viene tralasciato è quello dei limiti delle previsioni: l’analisi a distanza di oltre quarant’anni di quel rapporto, anche aggiornato più volte, impone una riflessione sulle previsioni. È innegabile che la scienza sia in grado di fare previsioni: certi fenomeni sono deterministici e producono sempre gli stessi effetti date certe circostanze. È così per le orbite dei pianeti, le reazioni chimiche, fenomeni più complessi come la dinamica dell’atmosfera, di tipo non-lineare, ma prevedibile su un arco di tempo non troppo lungo. 
Ben più difficile è fare previsioni su fenomeni complessi e caotici come quelli che riguardano la civiltà umana. Quando infatti si parla di limiti delle risorse disponibili per il progresso della civiltà umana, si tocca un concetto solo apparentemente legato a fattori prevedibili scientificamente: la finitezza delle risorse e quindi il loro futuro esaurimento.
La preoccupazione “nasce piuttosto dal costo crescente dello sfruttamento delle sorgenti e dei pozzi planetari… Verrà il giorno in cui [i costi] saranno tanto elevati che la crescita industriale non potrà più essere sostenuta”.

Approfondimenti:


  • Brown L.R., Who Will Feed China? Wake-Up Call for a Small Planet, WorldWatch Institute, 1995;
  • Han N.H., Steel as the Backbone of the Modern Economy, WorldSteel Association, 2012;
  • Meadows D.L. et al., Dynamics of Growth in a Finite World, Wright Allen Press, 1974;
  • Mukerjee M., L’Apocalisse dietro l’angolo: abbiamo superato i limiti dello sviluppo?, “Le Scienze.it”, 1° giugno 2012;
  • Zuliani F., Picchisti di tutto il mondo, “Energia&Motori”, 8 dicembre 2011;
  • Zuliani F., Il problema della sovrappopolazione, “Energia&Motori”, 23 gennaio 2014;
  • Zuliani F., Il fallimento della decarbonizzazione dell’economia globale, “iMille”, 28 marzo 2014;